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“Assalto” rinnovabili, in Sardegna c’è chi pensa alla “disobbedienza fiscale”

A lanciare la provocazione è il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis: "Bisogna sfidare lo Stato, in questa partita la Regione è destinata a soccombere"

Pubblicato:05-07-2024 16:22
Ultimo aggiornamento:05-07-2024 16:22
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CAGLIARI – Protesta fiscale contro lo Stato italiano, per rilanciare la battaglia della Sardegna contro l'”assalto” delle multinazionali che producono energia da fonti rinnovabili. E’ l’idea di Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, da anni in prima linea nella battaglia contro la speculazione energetica nell’isola.
“Un anno fa, a Bauladu, durante l’incontro che portò alla nascita del Coordinamento dei comitati contro la speculazione, dissi questo: ‘Prima o poi saremo costretti a optare per una forma di disobbedienza civile più efficace della semplice manifestazione di piazza’- spiega Onnis-. E proposi già allora di pensare alla disobbedienza fiscale. Quanto spingersi in là, su questa strada, dipende dal compromesso che ognuno di noi è disposto ad accettare. Riflettiamoci”.


“Sul tavolo abbiamo tre partite principali- ricorda Onnis-. Dove mettere pale e pannelli, quante metterne e che cosa ne viene alla Sardegna in compensazioni. E le tre partite sono legate. Nessun sindaco, interrogato davanti alla cittadinanza, sarà così pazzo da dichiarare il suo territorio idoneo ai grandi impianti eolici o fotovoltaici senza averne un contraccambio sostanzioso”. E la disciplina delle compensazioni, ricorda il sindaco, “è tuttora ancorata a un decreto ministeriale del 2010: le compensazioni non sono obbligatorie, non possono essere versate in denaro e, nel caso, non possono superare il 3% dei proventi derivanti dall’impianto stesso. Dunque, un’elemosina”. Se non si modifica questo meccanismo, “e la modifica può arrivare solo da un confronto con lo Stato, nemmeno i sindaci più disponibili- e ce ne sono- oseranno sfidare la popolazione”.
Nessuna mappa delle aree idonee per Onnis ha senso “se non sappiamo quanta potenza va installata. Che quei 6.2 gigawatt siano davvero necessari, o che alla Sardegna ne servano il doppio o ancora di più, può essere stabilito solo da un Piano energetico regionale decente. E infatti, con la legge di moratoria, la Regione si dà 18 mesi per aggiornarlo. Molto più dei 180 giorni entro i quali deve essere disegnata la mappa delle aree idonee”. Una discrepanza di tempi, avverte il sindaco, che è una debolezza, “e che andrà in qualche modo sanata, evidentemente accelerando la revisione del Pears, a pena di produrre una mappa delle aree idonee abborracciata, fuori scala e probabilmente non attinente agli effettivi bisogni dell’isola”.

Quindi la stoccata alla giunta Todde: “Nemmeno nei miei sogni più rosei vedo un governo regionale capace di strappare allo Stato un accordo davvero soddisfacente per la Sardegna. Semplicemente perché lo Stato non può permettersi di arretrare su tutta la linea”. Qui per Onnis si tratta di decidere “se vogliamo mantenerci puri, domandando alla Regione la Luna, rischiando l’irrilevanza politica ma riservandoci il privilegio di gridare, dopo: ‘Ve l’avevamo detto!’. O se vogliamo seguire passo per passo il governo regionale, influenzandolo quando possibile e ottenendo qualcosa. Ma rischiando il collateralismo e accontentandoci infine di una soluzione che non sarà di sicuro ideale”.
In tutto questo, conclude, “non dobbiamo mai dimenticare che i primi avversari li abbiamo in casa. Lo spettacolo, martedì, di consiglieri regionali che votavano in aula contro il proprio territorio ha fatto scandalo e non verrà dimenticato“.


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