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L’U.A.P. rincara la dose contro gli esami clinici nelle farmacie: “Allora le strutture sanitarie possono vendere farmaci, creme e pantofole”

Lunga nota del Presidente Mariastella Giorlandino: "

Pubblicato:04-07-2024 13:48
Ultimo aggiornamento:04-07-2024 13:49
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ROMA – Il Presidente dell’U.A.P. (Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti ed Ospedalità Privata), Mariastella Giorlandino, nel sottolineare “il grande successo della Conferenza Stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati il 27 giugno, alla quale hanno partecipato tutte le associazioni di categoria, il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma e della Sicilia, il Presidente della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici, il Senatore Gramazio, l’Onorevole Gasparri e tanti altri esponenti del mondo della politica, ringrazia il Presidente Mattarella per le parole illuminanti, che sottolineano la necessità che questo Governo applichi le leggi con trasparenza e non utilizzi scorciatoie per danneggiare la salute degli italiani”.

“STUPORE PER LE PAROLE DEL PRESIDENTE DI FEDERFARMA”

Giorlandino sottolinea “il proprio disappunto e stupore sorto dopo il confronto con Marco Cossolo, Presidente di FederFarma, durante l’intervista al GR 1 RAI, dal quale è emersa l’assoluta ignoranza sull’esistenza delle oltre 95.000 strutture sanitarie private autorizzate e private accreditate, costituite da ambulatori, poliambulatori, Ospedali e cliniche private, distribuite capillarmente su tutto il territorio nazionale, che rappresentano da più di cinquant’anni la vera medicina territoriale. Ignorare completamente tale ricchezza, (nella speranza che sia veramente ignoranza e non malafede) e nominare solo gli ospedali, i medici di base e le farmacie come gli unici operatori sanitari, è del tutto ingannevole per la popolazione, in quanto non verititero. Sarebbe auspicabile comprendere la reale situazione di fatto prima di parlare di nuovi progetti sanitari”.

Per tali ragioni, Giorlandino ritiene “doveroso per i cittadini italiani chiarire il quadro normativo attualmente esistente. In particolare, il D.Lgs. n. 502/1992 (norma avente vigore di legge in tutto il territorio nazionale) stabilisce inequivocabilmente che i servizi sanitari possono essere erogati solo presso strutture che possiedono determinati requisiti (ben 420!) e che hanno ottenuto il rilascio di autorizzazioni regionali”.


A tal riguardo, sottolinea che “le farmacie non possiedono i requisiti richiesti dalla citata normativa, ma agiscono in virtù di una mera autorizzazione comunale (prevista ai sensi della L. n. 153/2009) che gli riconosce la possibilità di eseguire esami di autocontrollo, tipo pungidito, che non forniscono una diagnosi esatta e che, soprattutto, non individuano alcun responsabile civile e penale di chi ha eseguito l’esame nei casi di eventuale errore diagnostico. Pertanto, riconoscere alle farmacie la possibilità di erogare vere e proprie prestazioni sanitarie significa andare contro il disposto normativo di cui al citato D.Lgs. n. 502/1992, e quindi non garantire più qualità dei servizi, spacciandolo ai cittadini come un provvedimento di convenienza economica che invece non c’è.

Giorlandino prosegue: “Faccio un esempio: per un elettrocardiogramma eseguito da un farmacista (che NON è un medico) e refertato in telemedicina viene rimborsato alle farmacie € 30,00; di contro, un elettrocardiogramma eseguito e refertato da un medico viene rimborsato alle strutture sanitarie soli € 12,00. E’ scandaloso constatare che per le farmacie sono previsti fondi maggiori rispetto a quelli erogati alle strutture sanitarie e agli ospedali pubblici, mentre solo qualche mese fa era previsto un taglio dell’80% dei rimborsi previsti alle strutture ospedaliere e alle strutture accreditate convenzionate nelle Regioni in piano di rientro, in forza di una presunta mancanza di fondi per finanziare la sanità pubblica italiana. Tutto ciò avrebbe comportato un sicuro rischio di chiusura delle strutture sanitarie pubbliche ed un fallimento certo di quelle private, oltre ad un macroscopico danno erariale, passibile di giudizio dinanzi la Corte dei Conti, colpendo così solo il Sud Italia in piano di rientro”.

“Nonostante non sia stato approvato il D.L. Zangrillo ed il c.d. Decreto “Taglia Code” – aggiunge Giorlandino – , si chiede alle Regioni come sia possibile che le stesse stanno autodeliberando alle farmacie la possibilità di eseguire screening con fondi nazionali senza il rispetto della citata normativa nazionale di cui al D.Lgs. n. 502/1992, mettendo a serio rischio la salute dei cittadini e così creando due distinte categorie di erogatori delle strutture sanitarie: le farmacie libere da requisiti e tetti di spesa e le strutture sanitarie che invece devono sottostare ai 420 requisiti ed autorizzazioni regionali”.

GIorlandino aggiunge: “Per tali ragioni, l’U.A.P. si appella alle Istituzioni e in particolare modo al Presidente della Repubblica Mattarella, nella sua qualità di tutore e garante della Costituzione, che ringrazia per le sue parole illuminanti, affinché si faccia chiarezza sui fondi erogati alle farmacie e sulla palese violazione dell’art. 78 del Regio Decreto n. 1265/1934, che prevede espressamente l’incompatibilità della professione sanitaria con quella di commerciante. E si chiede se alla luce di questi interventi normativi – che equiparano le farmacie alle strutture sanitarie – si possa allora desumere di conseguenza che anche le strutture sanitarie private possono erogare servizi sanitari senza il rispetto dei 420 requisiti richiesti dal D.Lgs. n. 502/1992, senza dover subordinare l’esercizio della propria attività a preventive autorizzazioni regionali e se possono vendere farmaci, creme e pantofole”.

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