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Tg Ambiente, edizione del 4 giugno 2024

Si parla di app su dissesto idrogeologico, riparazione beni, trasporto ferroviario merci e filiera carne

Pubblicato:04-06-2024 14:54
Ultimo aggiornamento:04-06-2024 14:58
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ARRIVA IDROGEO, PIATTAFORMA SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Superano i 2 milioni e 115mila gli edifici italiani che insieme a 727mila imprese si trovano nelle aree più esposte al rischio idrogeologico. Di quest’ultime, oltre 84mila ricadono nelle aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata, con oltre 220mila addetti esposti a rischio; più di 640mila imprese sono invece ubicate in aree a pericolosità per alluvioni. Oltre 1 milione e 300mila abitanti, quasi 548mila famiglie, vivono in zone a rischio frane e quasi 7 milioni di abitanti in aree soggette ad alluvione. Adesso è possibile verificare facilmente se la zona dove si vive o lavora si trova in queste aree: basta accedere alla piattaforma IdroGeo, realizzata dall’Ispra, e inserire il proprio indirizzo o geolocalizzarsi per sapere se la propria azienda o la propria casa è collocata in zone a rischio.

UE, È LEGGE IL DIRITTO ALLA RIPARAZIONE DEI BENI

È legge il diritto alla riparazione dei beni. Il Consiglio Ue ha adottato infatti una direttiva che promuove la riparazione di beni rotti o difettosi, nota anche come R2R (LEGGETE AR-TU-AR), Right to repair. La legislazione renderà più semplice per i consumatori richiedere la riparazione anziché la sostituzione, e i servizi di riparazione diventeranno più accessibili, trasparenti e attraenti. Le norme includono l’obbligo per i produttori di riparare prodotti che sono tecnicamente riparabili ai sensi del diritto dell’Ue; la disponibilità di un modulo di riparazione volontaria con informazioni chiare sul processo di riparazione (scadenze, prezzi e così via); una piattaforma online europea dove i consumatori possono trovare facilmente i servizi di riparazione e l’estensione della garanzia legale a 12 mesi se i consumatori scelgono la riparazione anziché la sostituzione. Gli Stati membri avranno 24 mesi dall’entrata in vigore per recepire la direttiva nel diritto nazionale.


ALLARME FERMERCI: BENE PNRR, MA CANTIERI BLOCCANO TRENI

Fino al 2026 le interruzioni ferroviarie, necessarie per consentire l’attuazione dei lavori del Pnrr sull’infrastruttura, rischiano di essere devastanti per il comparto se non adeguatamente gestite. Nel 2024 le interruzioni pianificate comporteranno una riduzione fino al 60% della capacità ferroviaria del trasporto merci. Giuseppe Rizzi, direttore generale dell’associazione Fermerci, lo ha detto intervistato dall’agenzia Dire: “Dobbiamo arrivare al 2027, ma nel frattempo i costi di produzione aumentano, anche perché itinerari alternativi più lunghi degli originari costano di più in termini di equipaggi e utilizzo della macchina. Gli indicatori ci dicono che qualcosa si muove nell’economia globale, ma se affrontiamo questa ripresa economica con le linee ferroviarie non utilizzabili del tutto o in parte, le merci dove passano? Ci ritroveremo con le strade intasate di camion”, ha avvertito.

FILIERA CARNE, SIGLATO MANIFESTO PER SOSTENIBILITÀ DIGITALE

Dieci punti per sostenere le aziende del settore zootecnico verso gli obiettivi europei di sostenibilità. Questo il contenuto del Manifesto ‘Smart meat 2030’ per la sostenibilità digitale, siglato a Roma in Senato nel corso della presentazione del Rapporto ‘La transizione digitale delle filiere italiane della carne’. Si va dalla valorizzazione della tecnologia digitale e della sostenibilità digitale come pilastri delle filiere di produzione della carne alla necessità di infrastrutture, competenze e formazione. Dalla costruzione di ecosistemi data driven, all’adozione di tecnologie avanzate fino al monitoraggio delle emissioni e del benessere animale. Dalla questione della sicurezza informatica, al ruolo strategico delle istituzioni. “Gli strumenti digitali rappresentano non solo una grande opportunità per la sostenibilità economica e sociale degli allevamenti, ma anche uno strumento imprescindibile per migliorarne la sostenibilità ambientale” ha spiegato Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.

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