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Il ‘biologico’ è troppo caro? La proposta al Governo: “Tolga l’Iva sui prodotti freschi”

Oggi a Bologna sottoscritta una lettera d'intenti tra Assobio e consorzio 'biologico' per la valorizzazione delle produzioni sostenibili

Pubblicato:03-07-2024 17:53
Ultimo aggiornamento:03-07-2024 18:00

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BOLOGNA – Alleanza nel mondo del biologico per intensificare l’attività promozionale e di comunicazione. Oggi a BolognaAssoBio e il consorzio ‘Il biologico’ hanno sottoscritto una lettera d’intenti per provare a lavorare assieme sul tema della valorizzazione delle produzioni sostenibili. Il documento vuole essere “la premessa per un futuro accordo che rappresenterà passo avanti e garantirà l’aumento delle occasioni b2b e delle opportunità di marketing”, ha spiegato la presidente di AssoBio, Nicoletta Maffini, all’assemblea dei soci.

Dunque, c’è “l’impegno a creare un vero e proprio contratto di collaborazione” tra due realtà che contano assieme circa 300 imprese. “Sentiamo di voler fare un passo avanti rispetto a quanto fatto fino ad oggi”, assicura Maffini, che entra nel cda del consorzio. “Il consorzio è un ente di promozione del biologico. In questo momento sarebbe importante fare le cose assieme per fare le cose che servono.
Firmiamo questa lettera d’intenti per provare a mettere insieme le risorse che ci sono e dare una spinta”, aggiunge il presidente Massimo Monti.

“Il periodo 2023-2024 ha visto una significativa evoluzione nella nostra composizione associativa: 20 nuove aziende si sono unite a noi, portando nuove energie e competenze nel settore del biologico. Infine, le iniziative commerciali e promozionali hanno ulteriormente aumentato la visibilità delle nostre aziende socie”, fa il punto su AssoBio Nadia Monti, direttore operativo dell’associazione.



“In AssoBio, le aziende trovano un punto di riferimento importante, di supporto e di tutela dei loro interessi. Il nostro desiderio è sempre stato quello di mantenere AssoBio un sistema di rappresentanza autentico e attento al benessere di ciascuna azienda. L’obiettivo, dunque, è quello di rafforzarne la voce, con l’ulteriore impegno di incrementare le opportunità e i servizi ad esse dedicate, potendo contare sull’esperienza di una struttura ulteriormente allargata e specializzata e rispondendo così alle sfide del mercato globale”, conclude Nadia Monti.

AL GOVERNO: RIDURRE IVA ALMENO SU PRODOTTI FRESCHI

Il costo più alto rispetto ai prodotti tradizionali è ancora un ostacolo per molti consumatori all’acquisto di prodotti biologici. Per questo AssoBio, l’associazione che riunisce oltre 130 imprese italiane del settore biologico, torna a chiedere al governo una riduzione dell’Iva su alcuni prodotti e il credito di imposta sulle certificazioni. “Il prodotto biologico è conservativo, ‘guarisce’ il pianeta. Chiediamo che lo stato richieda un Iva più bassa almeno sul fresco e sul baby food. Saremmo contenti se un’Iva agevolata fosse riconosciuta su tutto il prodotto biologico che è sicuramente quello migliore per la salute del pianeta e delle persone”, spiega la presidente Nicoletta Maffini, che, in occasione dell’assemblea dei soci di AssoBio, ha avanzato la richiesta direttamente al sottosegretario alle Politiche agricole, Luigi D’Eramo, collegato in videoconferenza con l’assise dell’associazione. “Si tratterebbe di un supporto concreto per rilanciare i consumi. I valori del biologico sono in ripresa, ma volumi non sono positivi. Chiediamo attenzione su temi che potrebbero essere una svolta per le aziende”, sostiene Maffini. “Il governo si è impegnato già nei mesi scorsi con alcuni azioni politiche che tengono a valorizzare i territori, dalle legge sul biologico al sostegno delle imprese di montagna e collina.

Quello che chiediamo è che si faccia di più sull’aspetto economico, che le aziende possano scaricare con il credito di imposta i costi delle certificazioni, che sono costi assolutamente dovuti”, aggiunge la numero uno di AssoBio. “I controlli delle certificazioni devono essere anche ulteriormente integrati, se possibile, ma la certificazione viene pagata dal campo alla distribuzione, quindi più volte sullo stesso prodotto. La richiesta è di poter scaricare questi costi per riportare un vantaggio economico sul prodotto e sul prezzo a scaffale”, chiarisce Maffini.

“C’è piena disponibilità a ragionare. I numeri sono da verificare con il ministero delle Finanze, ma non c’è nessun tipo di preclusione a ragionarne”, è l’apertura di D’Eramo. “Abbiamo di fronte sfide importanti, prima tra tutte l’istituzione del marchio biologico. E’ una procedura complessa, perché credibilità del marchio deve essere sostenuta da un percorso importante”, avverte il sottosegretario. “Poi, c’è il grande tema della promozione. Abbiamo ogni anno un fondo dedicato, ma sappiamo che non è sufficiente per garantire una promozione costante per tutto l’anno. Bisogna trovare una soluzione, da una parte aumentando il budget, ma anche attraverso un’azione di coinvolgimento delle istituzioni sui territori”, conclude D’Eramo. 

FAMIGLIE ITALIANE COSTRETTE A RINUNCIARE AL BIOLOGICO PER LA CRISI

Costrette dall’inflazione a contenere le pese, le famiglie italiane hanno spesso rinunciato ad acquistare i prodotti biologici, considerati più salutari di quelli ‘tradizionali’, ma anche più cari. Il mercato ‘bio’, comunque tiene, pur con qualche segnale di attenzione. Lo rivela l’indagine realizzata da Nielsen e presentata in occasione dell’assemblea dei soci di AssoBio, che si è riunita oggi a Bologna per l’approvazione del bilancio e per far il punto sulle prospettive del settore, che copre una quota del 2,9% di tutti i prodotti alimentari venduti in Italia e ha registrato un giro d’affari nella grande distribuzione, il principale canale di acquisto, di 2,1 miliardi di euro. Il 2023 si è chiuso con una crescita del 4,7% in valore della merce venduta, ma con una contrazione a volume dello 0,3% (-1,2% l’alimentare nel suo complesso). Il 2024, invece, è iniziato con una ripresa più sostenuta, anche grazie al rallentamento della corsa dei prezzi: la crescita è stata del 3,6% in valore e del 2,6% in volume. Se super e ipermercati rappresentano i canali principali di vendita, i discount trainano la crescita nei punti vendita ‘generalisti’.

I DATI E L’IDENTIKIT DEL CONSUMATORE

Le famiglie acquirenti sono 24 milioni, con una spesa annua media di 150 euro. Il consumatore medio di biologico vive nel Centro-Nord d’Italia, ha più di 50 anni e un reddito per lo più medio-alto. “Il momento storico è complesso per tutte le imprese e tutti i settori. La riduzione della capacità di spesa dovuta all’inflazione ha costretto il consumatore a spendere meno, sprecare meno, fare spese più frequenti e di minore valore. Per forza di cose alcuni prodotti sono stati penalizzati. Il biologico sostanzialmente regge nel 2023 rispetto al 2022, ma è troppo poco”, osserva la presidente di AssoBio, Nicoletta Maffini, a margine dell’assemblea. “La spesa di biologico in Italia si aggira attorno al 3%, ci piacerebbe raggiungere obiettivo del 10% nei consumi alimentari. L’Italia è un grande produttore, ma uno scarso consumatore: gli italiani sono alle prese con una riduzione dei consumi che penalizza il settore”, insiste Maffini. “Noi dobbiamo assolutamente fare di più. Bisogna lavorare insieme, imprese e istituzioni, per raggiungere obiettivi più importanti, più ambiziosi, non solo di mercato, ma anche di riconoscibilità del prodotto da parte dei consumatori, che ancora non hanno le idee chiare”, spiega la numero uno di AssoBio. “Il biologico evidenzia segnali di debolezza che sono di tutta l’economia.

Siamo un una fase difficile anche per il settore biologico. Dobbiamo fare squadra a livello associativo e a livello delle imprese”, sollecita la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini, ospite dell’assemblea. Sempre oggi a Bologna è stato presentato un sondaggio di Sgw sulle abitudini dei consumatori che acquistano prodotti biologici, ‘free from’ o ‘rich of’: dalle risposte delle oltre 1.000 persone intervistate emerge come spesso non ci sia una routine di acquisto per i prodotti biologico, quanto piuttosto un comportamento di acquisto frammentato (il 19% lo compra spesso, il 32% alcune volte), spesso dettato dalla convenienza sul prezzo (il 29% dice di aver scelto un prodotto biologico perché era in offerta).

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