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Livolsi: “La competitività dell’Italia sia la stella polare delle scelte del Governo”

Nuovo appuntamento con il professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A.

Pubblicato:03-07-2024 15:12
Ultimo aggiornamento:03-07-2024 16:18
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ROMA – L’Italia, insieme a Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia, è oggetto della procedura per deficit eccessivo superiore al 3% da parte della Commissione europea.

La decisione sarà adottata dall’Ecofin del 16 luglio. In novembre saranno pubblicate le raccomandazioni per correggere il disavanzo eccessivo dopo che saranno analizzati i piani pluriennali di spesa per la riduzione del debito che gli Stati interessati dovranno presentare entro il 20 settembre.

Una situazione analizzata da Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento della sua rubrica con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco.


L’impatto sul nostro Paese sarà pesante- spiega- Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’aggiustamento richiesto per rispettare il nuovo quadro di regole da parte dell’Italia è stimato in 0,5-0,6 punti di Pil all’anno, distribuiti su sette anni. La correzione sarà di circa 10-12 miliardi all’anno, cui dovranno aggiungersi oltre 20 miliardi per rifinanziare tutte le misure varate nel 2023. La manovra sarebbe quindi pari a 32 miliardi.

La capacità negoziale del Governo guidato da Giorgia Meloni sarà fondamentale. Il fatto che l’Italia sia l’unico Paese dell’Eurogruppo a non avere ratificato il Mes, il fondo europeo per la stabilità dell’eurozona, sembra un atteggiamento negoziale più che di sostanza. E in questo senso è positivo che Giancarlo Giorgetti, ministro del Mef, abbia apprezzato la disponibilità del direttore del Mes, il lussemburghese Pierre Gramegna, ad allargare le finalità dello stesso Mes”.

“Per rispettare il Patto di stabilità- continua- la strada è quella di far crescere il Paese scegliendo investimenti mirati, non alzando le tasse e non facendo altro debito (sopra il 135%). Un compito da far tremare le vene e i polsi. Il rischio è che la competitività del sistema Italia si riduca e il Paese non sia in grado di affrontare le sfide della globalizzazione. Un dato su tutti: l’export cinese di prodotti manufatturieri dal 2018 al 2023 è aumentano del 40%, da 2,5 a 3,5 trilioni.

Si riparta dai nostri punti di forza, dal fatto che la nostra è la seconda economia manufatturiera dell’Europa e che nel 2023 abbiamo esportato merci per 626 miliardi – solo la Germania (1.562 mld) e i Paesi Bassi (866 mld) hanno fatto meglio.

L’Italia ha bisogno di investire in innovazione, nuove tecnologie, AI, manager capaci, politiche per trattenere i giovani talenti. È necessario liberarsi delle lobbies, liberalizzare il mercato, contrastare gli ambiti di potere chiusi e l’interesse dei pochi. Irrisolta è la questione della liberalizzazione delle concessioni balneari, rinviata col cosiddetto decreto Milleproroghe del 2023. Anche su questa pratica Roma ha ricevuto la procedura d’infrazione.

È corretto assecondare Bruxelles quando chiede di procedere sul cammino delle riforme strutturali: dal fisco (incluso l’aggiornamento del catasto) alle infrastrutture fisiche e digitali, dalla scuola all’istruzione alle Università”. “I fondi del Pnnr possono essere fondamentali in questo. Ed è positivo che l’Italia ha presentato la richiesta di ricevere il pagamento della sesta rata, pari a 8,5 mld relativa ai 37 obiettivi da consegnare nel primo semestre 2024. Intanto è in fase di arrivo il pagamento della quinta rata, 10,6 miliardi, riferita al secondo semestre 2023. Si arriverà così a 113 miliardi di euro incassati su un totale dei 194,4 previsti fino al 2026″ conclude Livolsi. 

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