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Giacomo Bozzoli fuggito con la sua Maserati: l’ultimo accesso su Whatsapp il 23 giugno

Continuano le ricerche di Giacomo Bozzoli, per cui l'1 luglio è arrivata una condanna definitiva all'ergastolo: il suo cellulare risulta staccato dalla notte fra il 23 e il 24 giugno e all'alba di quel giorno la sua Maserati è stata ripresa tra Manerba e Desenzano

Pubblicato:03-07-2024 13:01
Ultimo aggiornamento:03-07-2024 13:01

giacomo bozzoli
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BOLOGNA – È scappato il 23 giugno Giacomo Bozzoli, quando ancora la sua condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio non era definitiva. La conferma da parte della Corte di Cassazione è arrivata lunedì 1 luglio, ma a quel punto Bozzoli era già chissà dove. Le ricerche sono partite non appena, la sera dell’1 luglio, i Carabinieri che erano andati a bussare alla sua porta della sua villa sul lago di Garda (a Soiano) per portarlo in carcere si sono resi conto che in casa non c’era nessuno. E nel frattempo, quanto è stato ricostruito è questo: l’ultimo accesso a Whatsapp è stato fatto alle 3.30 della notte tra il 23 e il 24 giugno, poi il suo cellulare è risultato staccato.

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WHATSAPP E L’AUTO PASSATA A MANERBA

La Maserati Levante di Bozzoli, a lui intestata, poi, è stata ripresa mentre alle 5.51 passava casello di Manerba, in provincia di Brescia. Due minuti più tardi il Suv passa da Desenzano e poi anche in un casello successivo. L’ipotesi è che l’imprenditore 39enne (che ne compirà 40 il 19 luglio) stesse forse fuggendo all’estero. Con lui ci sarebbero la moglie e il figlio che ha quasi 10 anni. Ma per andare dove? E come potrebbe non farsi scoprire? Per lui è già pronto un mandato di arresto internazionale. E il 39enne a breve diventerà formalmente ricercato. E per di più, l’uomo avrebbe il passaporto scaduto. L’uomo potrebbe desistere dall’intenzione di fuga e decidere di costituirsi, gli inquirenti non lo escludono.


LE RICERCHE VANE E L’IPOTESI “FRANCIA”

Oltre che nella villa di Soiano dove Bozzoli è residente, gli inquirenti lo hanno cercato anche nella casa di Marcheno intestata al padre Adelio, nella sede di lavoro a Bedizzole e anche nella galleria d’arte dove lavora la compagna Antonella. È stata fatta una verifica anche nella casa di Ortisei riconducibile alla famiglia. Il suocero, sentito dagli inquirenti, avrebbe riferito che la famiglia sarebbe “in una località imprecisata della Francia“.

L’OMICIDIO DELLO ZIO

Mario Bozzoli scomparve la sera dell’8 ottobre 2015. Le indagini puntarono quasi subito sulla pista dell’omicidio e il nipote Giacomo, fu quasi subito l’unico sospettato. Aveva da tempo dissidi con lo zio, relativamente a problemi economici e dissapori sulla gestione della fonderia di famiglia. Il numero dello zio, nel suo cellulare, era salvato come “merda”. E gli inquirenti sono convinti che Bozzoli abbia fatto sparire il corpo dello zio (mai trovato) bruciandolo nel forno della fonderia di famiglia. La sera dell’8 ottobre 2015 in fonderia si verificò una fumata bianca alle 19.18 e l’impianto andò in blocco. Alcuni minuti prima Mario aveva fatto quella che sarebbe stata l’ultima telefonata alla moglie, in cui le diceva che sarebbe andato a cena in una trattoria in zona e poi tornato a casa. La donna non lo ha mai più visto.

LE SENTENZE

Bozzoli non è mai stato arrestato per il delitto. E non ha mai avuto una custodia cautelare. Il magistrato che si è occupato delle indagini ha dichiarato che al Corriere della Sera che, allora, non c’erano i presupposti per chiedere una misura cautelare e non venne ritenuto ci fosse un pericolo di fuga. L’uomo rimase sempre reperibile, anche se di rado ha presenziato alle udienze dei processi. Dove era sempre presente, invece, il padre Adelio, che lo ha sempre ritenuto innocente.

La prima condanna, in Corte d’Assise a Brescia, arrivò il 30 settembre 2022. La sentenza di secondo grado della Corte d’assise d’appello di Brescia è del 17 novembre 2023. Ieri, infine, la conferma della condanna da parte della Corte di Cassazione, a cui i legali di Bozzoli avevano ricorso contro la sentenza di secondo grado lamentando vizi procedurali. La Corte l’ha rigettato e ha confermato la condanna all’ergastolo con un anno di isolamento diurno.

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