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Asl Roma 6: “Medici di Medicina Generale fondamentali per lo screening del cancro del colon retto”

L'obiettivo è intercettare forme tumorali ai primissimi stadi

Pubblicato:03-07-2024 12:15
Ultimo aggiornamento:03-07-2024 12:16

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ROMA – I Medici di Medicina Generale rivestono un ruolo fondamentale nell’assicurare salute ai propri pazienti e, soprattutto, nei programmi di screening oncologici possono dare un qualcosa in più per far sì che i cittadini superino quella forma di astenia nel momento in cui sono invitati a sottoporsi a un controllo sanitario. È con questo spirito che la Asl Roma 6 ha promosso l’evento dal titolo ‘Screening Colon Retto – Mmg’, con l’obiettivo di divulgare, sensibilizzare e coinvolgere proattivamente i Medici di Medicina Generale all’interno del percorso di screening del cancro colon retto. La presentazione del progetto è stata ospitata ad Albano Laziale nell’aula Magna della Sede Centrale della Asl Roma 6.


Un progetto, dunque, che poggia le proprie basi sull’azione di forte prevenzione sul territorio regionale, nato per intercettare forme tumorali ai primissimi stadi. Ad aprire l’incontro, che rappresenta una vera e propria ventata di novità nei programmi di screening del tumore del colon retto, è stato il Commissario straordinario della Asl Roma 6, Francesco Marchitelli. ‘Teniamo particolarmente agli screening- ha tenuto a precisare- ma c’è un qualcosa di diverso, di rivoluzionario con cui stiamo affrontando lo screening al colon retto, uno dei più fastidiosi dal punto di vista psicologico. Questa volta, però, siamo insieme, perché accanto a noi c’è Federfarma, c’è la medicina generale, che non è un mondo a parte. La pandemia ci ha insegnato che solo insieme potevamo fare molto di più rispetto a quel molto di meno che hai se non fai parte di un’alleanza, un’alleanza di comunità’.


‘Sulla brochure che presentiamo- ha proseguito Marchitelli- sono scritte parole semplici ma di grande significato: fiducia, informazione, presa in carico e rassicurazione che, insieme, vogliono dire umanizzazione. Crediamo fortemente che essere sempre più insieme renda vero uno dei nostri principi etici, ovvero che la salute è responsabilità individuale e collettiva’.
‘Ma se deve essere collettiva- ha precisato Marchitelli- tutti i professionisti della sanità devono essere pronti a venirsi incontro e a prendere per mano i bisogni del paziente. Qui lo abbiamo dimostrato e ritengo che questo sia solo l’inizio’.
A prendere la parola è stato poi il direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl Roma 6, Mariano Sigismondi. ‘Questa iniziativa– ha tenuto a spiegare- non è di tipo economico ma trae origine dal bisogno di esprimere una sanità che tenga conto delle proprie prerogative morali. Abbiamo infatti registrato in questo territorio un notevole incremento del numero di casi, anche in stadio avanzato, di tumore del colon retto: è per questo che vogliamo che tale malessere che insiste sui nostri concittadini si riduca il più possibile‘.



‘Il Pdta del tumore del colon retto- ha evidenziato il direttore del Dipartimento dell’Area Chirurgica della Asl Roma 6, Angelo Serao– esiste in questa Azienda dal luglio del 2021, siamo stati i quinti a formularlo nel Lazio. Il carcinoma del colon retto è la seconda patologia oncologica per frequenza in tutti e due i sessi. Ma essendo abbastanza anziano posso dirvi che quando ho iniziato questo lavoro, sul tumore del colon retto c’erano poche armi, fondamentalmente c’era solo la chirurgia. In questi ultimi 30 anni sono stati compiuti notevoli passi avanti: basti pensare che la guarigione ha raggiunto livelli abbastanza elevati. Se comprendiamo tutti i tumori ai vari stadi si arriva al 66% di sopravvivenza a cinque anni per sesso femminile e 65% per sesso maschile. Lo screening, invece, ci permette di arrivare a fare diagnosi in stadi più precoci, in cui la percentuale di sopravvivenza arriva anche al 90%. Se diagnosticato precocemente, dunque, il tumore del colon retto è una malattia che può essere curata‘.
Passi avanti sono stati fatti anche dal punto di vista tecnologico. ‘Un tempo- ha continuato- l’intervento chirurgico era estremamente debilitante, mentre attualmente con la chirurgia mininvasiva riusciamo ad avere degenze di 5-6 giorni dopo un intervento piuttosto complesso e una ripresa buona in termini di qualità e di attività’.
E le novità riguardano anche le terapie farmacologiche. ‘I pazienti- ha inoltre dichiarato Serao- possono contare su farmaci che prima non c’erano ma anche il trattamento della malattia in fase avanzata, quella metastatica, negli ultimi anni ci ha permesso di compiere grandi passi avanti, soprattutto nei pazienti con metastasi epatiche e polmonari‘.
‘Il 9 luglio del 2021- ha poi detto rivolto alla platea- il Pdta ha preso in carico 104 pazienti, nel 2022 i pazienti sono stati 182, mentre nel 2023 gli adenocarcinomi del colon retto trattati sono stati 212, di cui il 24% proveniente dal nostro programma di screening, mentre la gran parte di questi tumori che prendiamo in carico sono spesso in uno stadio medio-avanzato. Un numero che corrisponde all’incidenza di questo territorio, dove si registrano tra i 25 e i 35 casi l’anno ogni 100mila abitanti e quello della Asl Roma 6 è un territorio da 570mila abitanti. Il nostro augurio è che l’individuazione dei pazienti affetti da tumore del colon retto avvenga il più velocemente possibile. È dunque fondamentale che l’aderenza agli screening sia più estesa: questo significa dare ai cittadini prospettive migliori in termini di qualità di vita e di sopravvivenza’.
E la Asl Roma 6 si muove proprio in questa direzione. ‘In questo triennio abbiamo aumentato del 250% il numero di pazienti trattati rispetto al biennio 2019/2021 e i tempi medi di attesa, dalla diagnosi all’intervento chirurgico, sono sicuramente tra i 15 e i 20 giorni‘.

Mariano Sigismondi


‘Su una popolazione eleggibile allo screening del tumore del colon retto pari a 100.126 persone- ha reso noto Mariano Sigismondi- l’obiettivo per il 2024 è quello di screenarne 45.056, pari al 45%, anche grazie a nuove strategie per aumentare la percentuale di adesione, al raggiungimento di fasce di popolazione fragili aumentando l’inclusività, alla creazione di una rete proattiva con i Medici di Medicina Generale e all’ottimizzazione dell’appropriatezza prescrittiva’.

I NUMERI DEL TUMORE DEL COLON RETTO

Il tumore del colon retto, hanno informato gli esperti intervenuti, è una delle patologie oncologiche più significative in Italia e in Europa per incidenza sulla popolazione e mortalità: nel nostro Paese l’incidenza varia da regione a regione da 26 a 35 nuovi casi ogni anno per 100mila abitanti.
In questi ultimi anni si sta osservando una riduzione della mortalità, dovuta alla concomitanza di diversi fattori: la diffusione di forme di prevenzione in grado di consentire una diagnosi precoce di malattia, ovvero i programmi di screening; la diffusione di stili di vita migliori, attraverso una alimentazione più corretta, mobilità fisica, sport e altri comportamenti virtuosi; la presenza di tecnologie in grado di rendere più efficace o meno invasivo il trattamento chirurgico, come la chirurgia laparoscopica avanzata e la radiologia interventistica; infine, l’utilizzo di nuove terapie farmacologiche, dai farmaci biologici alla mappatura genetica, in grado di ridurre l’area di malattia, aumentando l’opportunità di trattamento chirurgico, l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti.

Guido Fabbri


‘Credo- le parole di Guido Fabbri, medico di medicina generale, fiduciario Fimmg della Asl Roma 6– che il nostro ruolo sia fondamentale all’interno dello screening del carcinoma del colon retto, così come per la prevenzione di tanti altri tumori, perché il medico di medicina generale è colui che è in prima linea, è a contatto con il cittadino, lo incontra per primo e lo incontra anche più volte all’interno dello stesso anno o della stessa settimana. Sfruttiamo, dunque, questo rapporto di fiducia, sfruttiamo questa capillarità per poter potenziare al massimo la prevenzione, perché fare prevenzione significa salvare la vita alle persone, fare una diagnosi precoce, come nel caso del colon retto, può portare a un aumento dell’aspettativa di vita a cinque anni di un +10% per quanto riguarda gli uomini e le donne. Stare vicino ai medici di medicina generale significa stare vicino al cittadino e, dunque, alla salute di tutti noi‘.
Il progetto Colon retto-Mmg prevede, dunque, il coinvolgimento fattivo dei Medici di Medicina Generale, da sempre punto di riferimento degli assistiti. Un vero e proprio cambiamento culturale nella concezione stessa di prevenzione, non solo per quanto riguarda le modalità erogative degli interventi proposti, quanto soprattutto rispetto al rapporto con il paziente che diventa parte attiva del proprio percorso e, pertanto, va sostenuto, responsabilizzato, educato e formato al fine di sfruttare al massimo le risorse personali in un processo di empowerment.
Grazie al rapporto di continuità con l’assistito e la sua famiglia, dunque, i Medici di Medicina Generale rivestono un ruolo fondamentale, hanno una visione globale del paziente e dei suoi bisogni, sono in grado di intercettare i soggetti con fattori di rischio socio-sanitari e rientranti nelle fasce di screening e possono intervenire precocemente mediante l’informazione, l’educazione e la motivazione alla prevenzione, favorendo l’opportunità di sottoporsi agli screening regionali e in maniera attiva fornendo direttamente ai propri assistiti il kit per l’esecuzione dell’esame per il colon retto.


Lo screening– ha concluso il responsabile Programma di screening del colon retto della Asl Roma 6, Roberto Travaglinioffre un’opportunità quasi Copernicana nella gestione del paziente e nel rapporto fra ospedale e territorio. È una rivoluzione perché non aspettiamo il paziente, lo andiamo a prendere per fare gli esami di controllo. Lo screening è una linea di comunicazione continua tra il medico di famiglia che ha in carico il paziente e noi specialisti a vario livello che poi ne abbiamo la gestione specifica per il problema’.
All’incontro ‘Screening Colon Retto – Mmg’ ha preso parte, tra gli altri, il vicepresidente di Federfarma Roma, Giuseppe Califano, mentre si è collegato da remoto Alessandro Maltempi, Direzione regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio.

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