(DIRE - Notiziario settimanale Psicologia) Roma, 16 mag. - Due studi, coordinati dall'Iss e pubblicati sulle riviste Molecular Psychiatry e Translational Psychiatry, dimostrano come l'ambiente svolga un ruolo fondamentale nell'efficacia dei farmaci antidepressivi. L'efficacia dei trattamenti antidepressivi serotoninergici dipende anche dal contesto ambientale in cui vive il paziente e, quindi, in cui i farmaci vengono assunti. Questo perche' l'azione del farmaco consiste, almeno in parte, nell'aumentare la plasticita' neurale, amplificando, in un ambiente favorevole, l'opportunita' dell'individuo a ridurre o eliminare i sintomi della depressione. E' questa la conclusione a cui e' giunta un'equipe internazionale di ricercatori, coordinati da Igor Branchi, del Centro per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell'Istituto Superiore di Sanita', in uno studio pubblicato questo mese su una delle piu' prestigiose riviste di psichiatria, Molecular Psychiatry. Conclusione che e' stata confermata in uno studio gemello condotto dagli stessi autori su pazienti depressi e pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Translational Psychiatry. Cosi' in un comunicato l'Iss.
"Gli Ssri- spiega Branchi, affiancato nell'indagine dai colleghi dell'Universita' La Sapienza di Roma, dell'Universita' di Modena e Reggio Emilia e dell'ateneo di Zurigo (Svizzera)- non risultano sempre efficaci. Per capirne i motivi, abbiamo ipotizzato come l'aumento della plasticita' neurale indotta dal farmaco produca un aumento della suscettibilita' agli stimoli ambientali. Di conseguenza, abbiamo analizzato, sia in modelli sperimentali sia in pazienti, il ruolo dell'ambiente nel determinare l'efficacia del trattamento. I risultati hanno dimostrato come il trattamento con Ssri aumenti in modo dose-dipendente l'influenza delle condizioni di vita sull'umore. Cio' e' stato osservato sia su parametri clinici, quali la gravita' della psicopatologia, che preclinici e molecolari, come i livelli di neutrotrofine e la neurogenesi. Queste scoperte possono contribuire a migliorare la pratica clinica, mettendo a punto strategie terapeutiche basate sulla combinazione del trattamento farmacologico con un approccio terapeutico, come la terapia cognitivo-comportamentale, che permetta, a chi soffre di depressione, di affrontare ambienti di vita avversi ed eventi stressanti con maggiore successo, aumentando l'efficacia del trattamento".
Lo stesso Editor-in-chief della rivista Molecular Psychiatry, il Professor Julio Licinio, dedica un editoriale al lavoro di Branchi e dei suoi collaboratori, in cui commenta come i risultati ottenuti possano spiegare la variabilita' dell' efficacia del trattamento con gli antidepressivi e possano cosi' rappresentare un passo importante per la comprensione del meccanismo di azione di questi farmaci. Infine, per capire la portata del problema, basti pensare che l'Oms ha definito la depressione una vera e propria emergenza sanitaria che colpisce 322 milioni di persone in tutto il mondo. Tale emergenza e' aggravata dal fatto che circa il 60-70% dei pazienti trattati con il farmaco piu' comunemente utilizzato nelle principali forme di depressione, ovvero gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), non guarisce e il 30-40% non mostra neanche una risposta significativa al farmaco, conclude l'Iss.
(Wel/ Dire)