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Roma, 20 feb. - Ai numerosi vantaggi del controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo2, oggi si aggiunge anche un effetto protettivo in termini di riduzione del rischio di sviluppare demenza. Sono i risultati di una ricerca apparsa su Jama Network Open, condotta su un periodo di 8 anni a Hong Kong, e che ha coinvolto 55.618 partecipanti: la ricerca ha evidenziato come la buona gestione dei pazienti affetti da diabete è in grado di mitigare il rischio di demenza nei i pazienti con T2D.
I partecipanti iscritti a RAMP-DM hanno sperimentato una riduzione del 28% nel rischio di demenza per tutte le cause, una diminuzione del 15% nel rischio di malattia di Alzheimer, un significativo calo del 39% nel rischio di demenza vascolare e una riduzione del 29% nel rischio di demenze di altro tipo o non specificate, rispetto a coloro che ricevevano cure standard.
In particolare, i partecipanti con livelli più elevati di Emoglobina A1C (HbA1C) presentavano un rischio significativamente aumentato di demenza, che variava dal 17% al 54%, sottolineando il ruolo critico del mantenimento di livelli ottimali di glucosio nel sangue. Questo studio evidenzia anche l'efficacia dei programmi multidisciplinari di gestione del diabete nel modificare la traiettoria del declino cognitivo. Oltre 27.809 pazienti con T2D che ricevevano servizi di assistenza primaria sono stati accuratamente abbinati in rapporto 1:1 con individui sottoposti a trattamento standard, garantendo la robustezza e l'affidabilità dei risultati dello studio.
"La Sid considera questi risultati come un passo fondamentale nella lotta contro lo sviluppo precoce di malattie neurodegenerative, tra la popolazione diabetica. Questo studio aggiunge un ulteriore tassello ai vantaggi del controllo accurato dei livelli glicemici e aumenta la consapevolezza della connessione tra la gestione del diabete e la salute cognitiva.
Dando priorità e migliorando l'assistenza del diabete, possiamo compiere passi significativi nel ridurre l'onere della demenza, migliorando la qualità della vita per milioni di persone in tutto il mondo", ha dichiarato il Professor Angelo Avogaro, Presidente Sid.
L'eccesso di zuccheri nel sangue, una caratteristica del diabete non ben gestito, può influenzare lo sviluppo della demenza attraverso diversi meccanismi fisiopatologici che coinvolgono varie vie metaboliche, infiammatorie e vascolari. I meccanismi vanno dalla formazione di prodotti finali di glicazione avanzata (AGEs) che possono alterare la funzione delle proteine e promuovere lo stress ossidativo e l'infiammazione, contribuendo alla patogenesi della demenza. L'iperglicemia cronica aumenta lo stress ossidativo, cioè la produzione di radicali liberi che possono danneggiare le cellule cerebrali. Ciò può portare a un'aterosclerosi accelerata e aumentare il rischio di demenza vascolare.
Il diabete di tipo 2, inoltre è comunemente associato alla resistenza all'insulina, che non solo influisce sul metabolismo del glucosio ma può anche avere effetti diretti sul cervello.
L'insulina ha ruoli importanti nella neurotrasmissione, nella plasticità sinaptica e nella sopravvivenza neuronale. La resistenza all'insulina può perturbare questi processi e contribuire alla neuro degenerazione. Tali meccanismi non agiscono isolatamente ma si influenzano reciprocamente, contribuendo alla complessità della relazione tra diabete e demenza. La ricerca continua a esplorare questi collegamenti per sviluppare strategie preventive e terapeutiche più efficaci.
(Red)