(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 16 mar. - I corridoi umanitari sono un progetto creativo e un modello di 'buone pratiche', utile a un'Europa che non ha ancora sostituito una politica di integrazione all'approccio emergenziale nei confronti dei migranti. Ne e' convinto Marco Impagliazzo, presidente della Comunita' di Sant'Egidio, intervenendo sul tema 'Immigrazione e le politiche di integrazione' nell'ambito del convegno 'Sessant'anni di comunita' europea - Forgiamo il futuro!', che si tiene presso la Nuova Aula dei Gruppi parlamentari alla Camera. Sant'Egidio, in collaborazione con il governo italiano, le chiese protestanti e la Cei, ha favorito da febbraio del 2015 l'arrivo di 700 profughi siriani dal Libano - che saliranno a mille entro l'estate - e ora sta per inaugurare le partenze dall'Etiopia, mentre e' di due giorni fa un accordo analogo con il governo di Francois Hollande.
Rifugiati siriani, circa 500 per i prossimi mesi, potranno quindi arrivare anche in Francia. Impagliazzo ha spiegato che i corridoi si avvalgono dell'articolo 25 del Codice comunitario sui visti, "che permette a tutti i membri dell'Unione europea di rilasciare visti a territorialita' limitata per ragioni umanitarie", quindi che non valgono per tutta la zona Schengen. Ma denuncia l'assenza di una legge comune sul tema. I corridoi quindi, spiega ancora il capo della storica comunita' cattolica, "sono un progetto replicabile, un modello eleggibile a 'buona pratica', un nuova via di accesso legale e sicuro per i richiedenti protezione umanitaria, per i quali ancora non esiste una regolamentazione specifica. E non ha costi per i cittadini", ha aggiunto Impagliazzo, "perche' conta sui contributi di volontari e su una rete di servizi e persone competenti gia' esistenti. Non ultimo, il risparmio di migliaia di dollari per i migranti, che non sono costretti a pagare i trafficanti di uomini per raggiungere l'Europa".
Infine, a chi sostiene che la presenza di tante imbarcazioni di salvataggio della Marina militare, della Guardia costiera o di ong autonome nel Mediterraneo sia una fattore che incoraggia le partenze, Impagliazzo risponde: "e' una visione assolutamente miope, di chi non conosce l'Africa e il Nord Africa. In questi anni la globalizzazione ha spinto le popolazioni a muoversi: non sono le persone piu' miserabili a partire, ma i giovani che sfidano con coraggio il destino, e che sentono come diritto inalienabile quello di cercare una vita migliore altrove. E se si muovono tante merci dall'Africa, dovrebbero poterlo fare anche gli uomini e le donne". I migranti interni al continente sono 13 milioni, "e solo pochi attraversano il Mediterraneo", conclude Marco Impagliazzo.
(Red/ Dire)