(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 22 giu. - "La nostra priorita' e' la creazione di una zona umanitaria e neutrale in Siria, posta sotto l'egida delle Nazioni Unite, libera dal conflitto armato, che consenta il ritorno dei tanti siriani profughi all'estero". E' l'appello arriva da Hsyan Abd El Rahim, insegnante siriano profugo in Libano, che interviene all'incontro alla Camera dei deputati per portare all'attenzione di governo e organizzazioni della societa' civile una proposta di pace, redatta dai siriani "dal basso". Questa zona deve essere libera da partiti politici e ospitare un ospedale e una scuola e non essere sottoposta al controllo del governo, prosegue Hsyan, che si augura cosi di alleggerire il Libano degli oltre 1 milione e 200 mila siriani che oggi accoglie. "Siamo qui per il popolo siriano, che in questi sei anni di guerra non hanno smesso di lavorare per la pace" la conferma di Michele Nicoletti, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che evidenzia: "Dobbiamo garantire che le scelte che riguardano questo popolo non cadano dall'alto".
La pace "non va aspettata, va costruita", aggiunge Mattia Civico, consigliere della Regione Trentino Alto Adige, attivo nel promuovere l'arrivo dei profughi in Italia attraverso i corridoi umanitari. Le richieste contenute nella proposta - redatta e promossa in due anni di lavoro, in collaborazione coi volontari di Operazione Colomba, corpo nonviolento della Comunita' Papa' Giovanni XXIII (Apg23) - prevedono la creazione di zone umanitarie neutrali e corridoi per portare in sicurezza i civili e poter fornire assistenza medica, lo stop ai bombardamenti, la fine degli assedi alle citta', la liberazione dei prigionieri, il contrasto a ogni forma di terrorismo ed estremismo, quindi la fine della strage di civili innocenti. Ma e' la politica la grande sfida di questa proposta: i siriani che non partecipano alla guerra - ma la subiscono - vorrebbero sedere ai tavoli dei negoziati tra cui quello di Ginevra, per discutere "la formazione di un governo di consenso nazionale che rappresenti tutti, senza distinzioni". Queste persone, ostaggi disarmati del conflitto, "non sono profughi, ma esseri umani", spiega Alberto Capannini, di Operazione Colomba.
"Queste persone ci hanno spiegato di non voler venire in Europa, ma di voler tornare nella loro patria. Non vogliono la guerra e oggi inizia un processo nuovo, in cui si inizi a pensare che la guerra si possa risolvere e i civili ne diventino parti attive. Noi sosteniamo queste persone: d'altronde al momento, la loro e' la sola proposta vera esistente", mentre dalle stanze della comunita' internazionale "non e' uscito nulla".
(Red/ Dire)