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Titan Sub, un sommergibile per il Kraken Mare

ROMA  - Titano è il più grande satellite di Saturno e ha una caratteristica unica: sulla sua superficie ci sono

Pubblicato:21-02-2015 09:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:08

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ROMA  – Titano è il più grande satellite di Saturno e ha una caratteristica unica: sulla sua superficie ci sono laghi e mari. Non sono però fatti d’acqua, come quelli terrestri che conosciamo bene, ma sono formati da idrocarburi liquidi. Per scoprire cosa c’è sotto la loro superficie la Nasa ha pensato allo sviluppo di un sommergibile da spedire nel mare più grande della zona settentrionale di Titano, il Kraken Mare. Questo strumento sarà in grado di eseguire dettagliate analisi scientifiche, fornendo informazioni senza precedenti sui mari extraterrestri e ampliando le potenzialità della Nasa, arricchendole per la prima volta con operazioni nautiche.

Le informazioni di cui attulamente dispone la comunità scientifica su Titano derivano dal lavoro decennale svolto dalla missione internazionale Cassini Huygens. Grazie al lavoro dell’orbiter e del lander, a cui tanto ha contribuito anche l’Italia, Titano e i suoi mari non sono più un mistero. Ne abbiamo parlato con Enrico Flamini, astrofisico e chief scientist dell’Agenzia spaziale italiana.


Adesso l’obiettivo è fugare ogni dubbio riguardo alla composizione di mari e laghi. La Nasa sta elaborando la ‘missione del sottomarino’ tenendo presente uno spettro di parametri molto ampio: l’idea è quella di individuare la composizione chimica dei liquidi, di studiare le correnti superficiali e profonde, che si mescolano e stratificano in colonne, maree e onde, analizzando anche le caratteristiche e la composizione del fondo.

L’osservazione e l’analisi di tutti questi aspetti di mari e laghi di Titano è possibile solo con la presenza in situ di una strumentazione potente ed adeguatamente equipaggiata. Così si potrà arrivare ad un avanzamento nella comprensione della storia e dell’evoluzione dei composti organici nel Sistema solare, e quindi capire di più anche sulla vita che si è sviluppata sulla Terra e su quella che si potrebbe essere sviluppata in qualsiasi altra parte dell’Universo.

Il sottomarino destinato a Titano, spiega la Nasa, sarà completamente autonomo, in grado di compiere analisi scientifiche che permetteranno un’esplorazione completa di tutto ciò che accade sotto la superficie delle onde. Al momento però non esiste un progetto definitivo che mostri l’aspetto del sottomarino, o che spieghi come funzioni, ma sono al vaglio le proposte concettuali. Anche per capire se l’idea di un sommergibile per il Kraken Mare sia fattibile o no. Se l’idea diventasse realtà Titan Sub, come è stato soprannominato, sarebbe un precursore in grado di aprire la strada al futuro delle esplorazioni extraterrestri. La Nasa ci spera, e al Nasa Institute for Advanced Concepts Symposium che si è svolto a Cocoa Beach a fine gennaio, è stato presentato il primo concept della missione. Entro il 2040 potrebbe diventare realtà.

LE NEWS DI QUESTA SETTIMANA 

LE MISTERIOSE NUVOLE DI MARTE

Sono larghe mille chilometri e posso raggiungere un’altezza di 250. La loro ‘casa’ è negli strati più alti dell’atmosfera del pianeta rosso e gli scienziati stanno cercando di trovar loro un’identità. Sono nuvole o aurore polari? E che caratteristiche hanno? La risposta l’ha cercata un gruppo di studio guidato da Agustin Sánchez-Lavega, dell’Università dei Paesi Baschi, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Le analisi dei ricercatori convergono sull’ipotesi che si tratti di aurore polari, che nascono laddove ci siano delle anomalie magnetiche in grado di deviare il vento solare. In teoria le simil-nuvole dovrebbero crearsi in corrispondenza di un’attività solare particolarmente intensa, ma finora pare che non sia stata trovata correlazione. La strada per la conoscenza di Marte è ancora molto lunga.

LE (ALTRE) RADICI ORIENTALI DELLE LINGUE INDOEUROPEE
Un flusso migratorio finora sconosciuto è stato individuato dagli scienziati che hanno analizzato il genoma degli antichi europei a confronto con quello dei contemporanei. Si tratta di una popolazione proveniente da Est che, 4.500 anni fa, è giunta fino all’attuale Europa, portando con sé alcune tecnologie, come la ruota, e anche una lingua che è considerata la legittima antenata di molte lingue moderne. Secondo gli autori dello studio, pubblicato su Nature, tracce di questi migranti orientali esistono ancora negli europei contemporanei. Ricordiamo che finora si è ricostruito che i primi Homo Sapiens a giungere nel Vecchio Continente siano stati cacciatori provenienti dall’Africa 45.000 anni fa, a cui si aggiunsero i contadini mediorientali 8.000 anni fa, rimpiazzando i cacciatori e in alcuni casi mescolandosi a loro. Ma il nuovo studio sui genomi innesta un nuovo gruppo oltre a questi famosissimi due, un gruppo proveniente forse dalla Siberia. Le tracce sono state rinvenute in pastori russi di 5.000 anni fa strettamente legati ai tedeschi di 500 anni dopo, che facevano parte di un gruppo conosciuto come quello della Ceramica cordata. I discendenti di quei pastori, noti come ‘Yamnaya’, vivono attualmente in Russia e Ucraina e sono i rappresentanti di una massiccia migrazione nel cuore dell’Europa dalla sua periferia orientale.
IL BACIO DI SAN VALENTINO TRA ROSETTA E LA COMETA 67P
Il flyby di sabato scorso ha portato la sonda Rosetta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) a sfiorare la cometa 67P Churyumov Gerasimenko. Si è spinta fino a sei chilometri di distanza, fotografando nel dettaglio la sua superficie. Immagini definite, senza ritocchi, che sono state diffuse dall’Esa. Mostrano un volto estremamente vario, ricco di alternanze tra superfici lisce e polverose e alcune più ‘rugose’. Sono stati individuati anche diversi rilievi, prevalentemente circolari e piatti sulla cima, oltre che massi di grandezza variabile. In questo momento la sonda europea si trova a 345 milioni di chilometri dal Sole, che raggiungerà per un incontro ravvicinato il prossimo 13 agosto.

L’AMORE SENZA TEMPO: ABBRACCIATI DA SEIMILA ANNI
Un uomo e una donna abbracciati, uno accanto all’altro da quasi 6mila anni. Sono stati ritrovati durante gli scavi davanti l’ingresso Nord della Grotta di Alepotrypa, letteralmente Buco della volpe, nel Peloponneso meridionale. Con il test del Carbonio 14 gli scheletri sono stati collocati nel 3.800 a.C., mentre gli esami del DNA hanno confermato il loro sesso, un uomo e una donna. ‘Le sepolture doppie e incrociate sono molto rare e quella di Diros è una delle più antiche rinvenute finora al mondo’, riferisce il comunicato stampa ufficiale. Con gli scheletri abbracciati, ritrovati anche un altro uomo e un’altra donna, accovacciati in posizione fetale, punte di freccia, le tombe di un bambino e di un feto, oltre a un ossario di circa 4 metri.

 

di Antonella Salini

 

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